Un legno di grande bellezza e alta qualità utilizzato nella nautica (e non solo) per le sue caratteristiche naturali che negli anni ha raccolto l’interesse di governi, organizzazioni, enti di ricerca e privati per far confluire produzione e commercializzazione con una gestione sostenibile delle foreste di teak.
Il teak è riconosciuto grazie alle sue qualità fisiche ed estetiche come uno dei legni duri più importanti al mondo e sebbene occupi solo una posizione marginale nel volume della produzione e del commercio mondiale di legname, è insieme al mogano, al cedro rosso e al palissandro indiano tra i più richiesti per il mercato del lusso e in particolare, della nautica.
Questo eccezionale legno è resistente all’attacco di termiti e funghi, è facilmente lavorabile, è duraturo e non si deforma o spezza. Caratteristiche che lo rendono unico per lavorazioni strutturali che necessitano di una forte resistenza ad agenti atmosferici e al passare degli anni. Ma che tipo di legno è il teak? Quale parte di mercato occupa e perché le organizzazioni mondiali di ricerca come la FAO, si sono impegnate a fornire report e linee guida a governi e privati sullo stato delle foreste di teak? Questi sono alcuni dei punti fondamentali che affronteremo insieme.
Nella foto il ponte U Bein in Myanmar. Il ponte attraversa il lago Taungthaman vicino ad Amarapura per 1,2 chilometri ed è considerato il più antico e per molto tempo, più lungo ponte in legno di teak del mondo.
Dove si trovano le foreste di teak
Le foreste naturali di teak si trovano solo in quattro paesi in tutto il mondo: India, Laos, Myanmar (Birmania) e Thailandia. Dagli anni ’80 in poi, le forniture di questo legno dalle foreste naturali hanno subito un calo e di conseguenza, sono aumentate quelle piantate in paesi come l’Asia tropicale, l’Africa, l’America Latina e l’Oceania.
Il teak trova il suo habitat nel clima tropicale e può essere flottato alla raccolta ovvero trasportato attraverso l’acqua senza deteriorarsi: fattori che sono risultati determinanti nella scelta di produzione e commercializzazione in questi paesi.
In Africa, Asia e Caraibi, la maggior parte delle foreste di teak sono di proprietà di enti governativi forestali o agricoli con una media tra i tre paesi del 70% circa.
In India, fino alla fine degli anni sessanta, i dipartimenti forestali statali erano le uniche agenzie che gestivano le piantagioni di foreste di teak. Solo nel 1968 arriva la prima società a responsabilità limitata a cui fanno seguito, negli anni successivi, sempre più investimenti privati. Oggi, la quota privata in India è molto alta.
Diversa la situazione in America. Qui, i governi statali possiedono tra l’1% e il 12% delle foreste piantate, mentre il settore privato detiene in America Centrale l’88% e nel Sud America ben il 99%.
In generale, il tasso di crescita delle piantagioni e della commercializzazione del teak è in costante aumento se si considerano i vantaggi economici e di utilizzo che ne derivano per i paesi produttori.
Che cos’è il teak
Il teak o tech è un legno dalla colorazione bruno tabacco segnato da venature più scure molto regolari, quasi uniformi, che lo rendono particolarmente elegante.
Teak è il nome commerciale o meglio, il modo con cui più comunemente viene definito mentre il nome botanico è Tectona Grandis. Appartiene alla famiglia della latifoglia asiatica ed infatti, restringendo ulteriormente l’area, la provenienza originale è legata alla Birmania oggi Myanmar, Siam, Giava e India.
Oltre ad essere esteticamente bello, questo legno in natura ha delle caratteristiche molto significative legate in primo luogo alla meccanica e alla durabilità. Il teak non è una specie a crescita rapida e la durabilità di quello proveniente da piantagioni è minore rispetto a quello proveniente dalle foreste naturali. Tutto questo sommato alle caratteristiche fisiche ne determina la ricercatezza ed il costo e allo stesso tempo, riesce a far comprendere la qualità ed affidabilità come materia prima nelle lavorazioni.
Tutte le caratteristiche del teak
L’ottima durabilità nel tempo è dovuta principalmente alla presenza di una resina oleosa al tatto che lo rende resistente ad umidità, agenti atmosferici e soprattutto a parassiti come termiti e funghi.
La componente oleosa e la presenza di silice lo rendono resistente all’acqua e all’usura nel tempo. Allo stesso tempo, è difficilmente infiammabile, non subisce deterioramenti dovuti alla salsedine e agli acidi e resiste a condizioni ambientali solitamente ostili al legno comune. Viene classificato con durezza media ed considerato un legno tenero con un basso grado di ritiro e un alto grado di stabilità quando è stagionato.
Ha una buona resistenza alle flessioni, è fatto di fibra compatta ed è sufficientemente pesante.
Il teak è un materiale sostenibile sia per sua natura che nel tempo perché in grado di realizzare prodotti che non necessitano un riciclo a breve termine ma al contrario le realizzazioni hanno vita lunga.
Il miglior teak da utilizzare nelle lavorazioni strutturali e di falegnameria è quello conosciuto come Birmano e proveniente dall’attuale Myanmar. Le foreste, molto fitte, superano i 45 metri di altezza.
Dove viene utilizzato
Come detto, l’insieme delle caratteristiche del teak naturale lo rendono particolarmente adatto non solo alla realizzazione di componenti di arredamento e mobili ma soprattutto per la costruzione di navi, yacht e barche a vela o piccole imbarcazioni, strutture portanti, costruzioni pesanti e ferrovie, pali, pavimenti e componenti decorativi per l’edilizia oppure per impiallacciature.
Un utilizzo singolare è nella realizzazione artigianale di strumenti musicali come chitarre o violini o la più caratteristica ukulele.
Nelle imbarcazioni viene utilizzato per coperture e ponti, per i carabottini, le griglie che permettono la fuoriuscita dell’acqua sui ponti o per corrimano, pavimentazione da interno ed elementi di arredo.
Il mercato economico del teak tra ricerca e sostenibilità
Nonostante il teak rappresenti una piccola parte della produzione e del commercio mondiale di legname con una quota di mercato stimata inferiore al 2%, in termini di valore è molto più rilevante. Infatti, per molti paesi tropicali rappresenta l’opportunità di produrre legname di qualità.
Questo spiega perché la creazione e la gestione di foreste di teak ha attratto grandi investitori. A livello globale, sono l’unica risorsa di latifoglie piantate in aumento in termini di superficie. Data l’importanza del teak, l’Organizzazione internazionale del legno tropicale (ITTO), l’Unione internazionale delle organizzazioni per la ricerca forestale (IUFRO) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) sono state coinvolte attivamente già da molti anni, nella ricerca e nello sviluppo sostenibile delle foreste naturali e piantumate per evitare una gestione sbagliata.
Un esempio significativo è Lo studio globale sul teak. Analisi, valutazione e potenziale futuro delle risorse in teak nel quale è stata coinvolta anche la rete internazionale di istituzioni e individui interessati al teak (TEAKNET). Il rapporto include la conservazione e la gestione delle risorse genetiche, la selvicoltura delle foreste di teak naturale, la gestione degli standard di riferimento e la qualità del legno. Inoltre, fornisce le linee guida e le raccomandazioni in particolare ai governi per il futuro delle foreste di teak e per una gestione sostenibile ed equa.